AMBIENTE
Le caratteristiche fisiche e chimiche dell’atmosfera e della geosfera (l’ambiente della superficie terrestre nel suo insieme), determinano le condizioni climatiche del pianeta e condizionano la vita degli esseri viventi. In questi ultimi decenni si è assistiti ad un aumento progressivo della concentrazione in atmosfera dei gas serra. Tra i gas serra responsabili del cambiamento climatico, l’anidride carbonica (CO2) influisce per oltre il 60% sull’effetto serra.
Si può definire inquinante atmosferico qualunque materia che, immessa nell’atmosfera, ne altera e ne danneggia l’equilibrio naturale, direttamente o indirettamente.
Si possono identificare due gruppi principali di inquinanti in base alla loro origine: quelli antropici, cioè prodotti dall’uomo, e quelli naturali.
Esempi di inquinati gassosi sono ossidi di azoto (NO, NO2), ossidi di zolfo (SO2, SO3), ossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), solfuro di idrogeno (H2S), fluoruro di idrogeno (HF), cloruro di idrogeno (HCl), composti dell’ammonio (NH4), idrocarburi, e odori.
Finora sono stati catalogati circa 3000 contaminanti nell’aria, derivati per lo più dalle attività umane connesse all’utilizzo dei mezzi di trasporto, alla produzione industriale, impianti per la produzione di energia elettrica, etc.
Il cambiamento climatico ha alterato anche i cicli idrologici e aumentato i tempi, la frequenza e l’intensità degli eventi estremi legati all’acqua, come inondazioni e siccità, rendendo la disponibilità di acqua più imprevedibile e inaffidabile.
Questi eventi aggravano le condizioni ovunque, sia nelle regioni soggette a stress idrico che nelle regioni con abbondanti risorse idriche (UNESCO e UN-Water 2020). Dal 1990, le catastrofi legate all’acqua hanno rappresentato quasi il 90 per cento dei primi mille disastri naturali più devastanti, causando danni per un importo compreso tra il 15 e il 40 percento del PIL annuale per alcuni paesi (HLPW 2018).
Anche la qualità dell’acqua è influenzata dai cambiamenti climatici. Ad esempio, temperature dell’acqua più elevate e livelli di ossigeno disciolto più bassi hanno ridotto la capacità di autodepurazione dei corpi d’acqua dolce (UNESCO e UN-Water 2020).
I rischi climatici legati all’acqua si riversano nei sistemi alimentari, energetici, urbani e ambientali, causando gravi danni socioeconomici.
Inoltre, la qualità dell’acqua sta diminuendo nei corpi naturali a causa di servizi igienico-sanitari inadeguati, mancanza di trattamento delle acque reflue da parte degli utenti residenziali e industriali e deflusso inquinato da terreni agricoli e scarichi piovosi.
L’uomo sta inquinando le risorse idriche molto più velocemente rispetto a quanto la natura possa riciclarle e purificarle (ONU n.d.) causando impatto negativo sulla salute, sull’agricoltura e sull’ambiente e causano evidenti rallentamenti economici (Damania et al. 2019).
Agenti inquinanti:
La maggior parte dei rifiuti prodotti in Italia, vengono generalmente smaltiti in discarica con uno smaltimento che offre una gestione dei rifiuti semplice e relativamente a basso costo, ma che provoca problematiche ambientali in quanto, durante il processo di degradazione dei rifiuti, le discariche producono prodotti di scarto in tre fasi.
Queste fasi sono solida (ad esempio, rifiuti degradati), liquida (cioè, il percolato, che è acqua inquinata dai rifiuti) e gassosa (solitamente denominato gas di discarica) e possono contribuire ad inquinare l’atmosfera, la litosfera e l’idrosfera.
L’approccio dell’economia circolare sostituisce il concetto di fine vita con il ripristino, elimina l’uso di sostanze chimiche tossiche che compromettono il riutilizzo e il ritorno alla biosfera e mira ad eliminare gli sprechi attraverso una progettazione superiore di materiali, prodotti, sistemi e modelli di business.
Un’economia circolare non solo riduce gli sprechi e il fabbisogno di risorse, ma dona anche un valore aggiuntivo dalle risorse naturali e sostiene lo sviluppo di un ecosistema in cui le innovazioni, in materia di sostenibilità, creano nuovi campi per l’attività economica.